giovedì 22 novembre 2012

CIAO BELLA CIAO.....PORTAMI VIA!


Condivido il disinteresse di molti cittadini per queste primarie che non affrontano i temi della costruzione di una alternativa alla politica che ci ha condotto fin qui. Non basta una buona faccia o un buon risultato televisivo, vanno aperte nuove riflessioni politiche, e la costruzione di un’agenda realmente alternativa alle condizioni che stiamo vivendo. Ritengo anche che non vi sia alcuna alternativa alla politica, ma a questa, fatta da partiti incapaci di rinnovasi soprattutto sul piano delle proposte, si! Nonostante tutto non sono disponibile a rinunciarvi e credo che l’esercizio della partecipazione, della formazione, dello studio, della proposta e del voto sia una premessa indispensabile per costruire un panorama nuovo dove i cittadini siano parte attiva. Per questo dico Ciao Bella Ciao….portami via…. meglio una domenica in malga in questo inizio di inverno, sui luoghi dove è nata la nostra democrazia, per poi ridiscendere a valle pronti a dare battaglia in primavera!
Seguo il dibattito per le primarie del PD e ho seguito la campagna dei candidati. Non nascondo la mia estrema delusione. Nel dibattito delle primarie manca la sostanza, che dal mio punto di vista riguarda due fatti non detti e sorvolati: le primarie sono un’ottima opportunità per la democrazia ma sono usate come un ordigno di distrazione di massa rispetto alla necessità del paese di avere una vera nuova legge elettorale adesso. Le primarie surrogano, con la scelta dei candidati, quella del nuovo governo espressione reale della volontà del paese e non di accordi post elettorali;  in secondo luogo manca una chiara e attenta riflessione sull’assenza di risposte del PD alle richieste degli elettori e alle sue contraddizioni. Non c’è una considerazione profonda e pubblica sul fallimento del progetto politico rappresentato dalle candidature di Calearo e di Boccuzzi. Su questo punto é più chiaro il non detto e il fallimento di quell’idea di politica e di società a partire dalla mancanza di una nuova legge elettorale. Soprattutto del fallimento senza rimedio della proposta politica democratica e riformatrice con cui saldare l’alleanza tra i ceti produttori, dove dirigenti e lavoratori condividano una visione di società, dell’ambiente, della stabilizzazione dello sviluppo raggiunto, un’etica del lavoro, dell’economia e della cosa pubblica. E’ concreta l’inefficacia delle proposte di chi non riesce ad attaccare alla radice la natura della crisi del nostro sistema. Dove si fa scontare agli stipendi, alle tutele, ai redditi e ai lavoratori, la defiscalizzazione e il finanziamento delle imprese finanziarie che investano in progetti e contratti fallimentari come TAV, Pedemontane e autostrade varie. Invece di pensare alle donne, ai bambini e agli anziani, sta prevalendo il si salvi chi può di banchieri, finanzieri e di un ceto politico di nominati. Il PD non ha ancora risposto a questi temi in modo incisivo. Quello che è avvenuto il 31 luglio di quest’anno è indicativo: contemporaneamente alla presentazione del documento degli intenti per l’Italia del PD, base delle primarie, alla Camerali PD si è distinto per il salvataggio del commissario dimezzato per l’inesistente emergenza della Pedemontana Veneta, il cui Piano Economico Finanziario è già fuori controllo e al limite del fallimento. Manca una scelta precisa di comando, la capacità di fare la cosa giusta,  affrontando con decisione le priorità di quella che è una guerra economico-finanziaria che colpisce soprattutto le persone.
Pierluigi Bersani ha su di se questo problema di leadership e di autorevolezza. Ha dimostrato di non saper conoscere e scegliere gli uomini al suo fianco. E’ evidente la sua incapacità di conoscere fino a quanto possano spingersi certi collaboratori. In certi casi conta si la propria onestà, ma soprattutto conoscere fino a che punto possa giungere quella di chi ti circonda. Nel partito permane ancora una scelta basata sul metodo medievale dei vassalli di questi ultimi vent’anni che ha denunciato lui stesso. Matteo Renzi rappresenta una prospettiva dove si blandisce e accarezza i ceti finanziari o il desiderio di esserlo, senza avere le carte e le forze invece, per riuscire a porre un controllo da parte della politica sulla finanza o su certe sue pratiche. Il rischio è lasciare una porta aperta per il controllo di questa sulla politica. Il concetto di rottamazione, potrebbe riguardare ampi ceti sociali del nostro paese che già vivono quotidianamente questa dimensione: non si capisce cosa possa frenare i sostenitori di Renzi, se dovessero governare, da applicare questi concetti per decreto. Laura Puppato l’ho conosciuta di persona, proporrebbe una sponda ai temi ambientali, alla mobilità, alle infrastrutture, allo spreco di suolo, di risorse economiche, al disastro finanziario di certe imprese che usano il territorio più per rifinanziarsi che per creare lavoro e produzione, al disastro sociale di imprese pronte ad avventure finanziarie piuttosto che a creare lavori, di cui il Veneto di Galan-Zaia è pieno. Ma non vi è traccia di tutto questo nella sua azione in consiglio regionale. Non si capisce come mai non sia stato possibile in questi due anni e mezzo di mandato mettere al centro dell’azione dell’opposizione regionale i temi che propone per le primarie. Nulla dei suoi argomenti appare nell’agire del gruppo consiliare regionale del PD di cui è capo: una parte del PD nazionale e veneto ha posto e pone lacci e laccioli evidenti. I suoi argomenti su politica e finanza sono troppo generici, quando ha sottomano gli esempi del Veneto dei nuovi ospedali, piegato a costruire debito pubblico e a coprire con la finanza bancaria quello privato. Si tratta di operazioni dove i debiti privati verso le banche diventerebbero debiti pubblici per la Regione e garantiti dallo Stato con nuove tasse, esigibili dalle banche a cui sono stati ceduti ricapitalizzando le imprese che hanno provveduto alle costruzioni. Questo modello di debito è lo stesso delle infrastrutture in partenza come SPV, Valsugana, Nogara-Mare e Valdastico. Chi fa politica nel Veneto dei nostri giorni non può certo dimenticarlo nel momento in cui si propone sullo scenario nazionale.
Solo dalla consapevolezza di queste evidenze poste al centro della discussione politica può nascere una seria parte costruttiva per il paese. Certo le risposte su questo piano sono aspre, poiché molte delle produzioni sono ormai fuori del paese, ed è duro reagire e riconoscere il fallimento di certe pratiche industriali italiane che hanno per epigoni le vicende rappresentate dalle notizie sul Veneto e sulle sue dinastie imprenditoriali, che ricavano molto di più dalla finanza, che dal lavoro. Per queste ragioni condivido il disinteresse di molti cittadini per queste primarie che non affrontano i temi della costruzione di una alternativa alla politica che ci ha condotto fin qui. Non basta una buona faccia o un buon risultato televisivo, vanno aperte nuove riflessioni politiche, e la costruzione di un’agenda realmente alternativa alle condizioni che stiamo vivendo. Ritengo anche che non vi sia alcuna alternativa alla politica, ma a questa, fatta da partiti incapaci di rinnovasi soprattutto sul piano delle proposte, si! Nonostante tutto non sono disponibile a rinunciarvi e credo che l’esercizio della partecipazione, della formazione, dello studio, della proposta e del voto sia una premessa indispensabile per costruire un panorama nuovo dove i cittadini siano parte attiva. Per questo dico Ciao Bella Ciao….portami via…. meglio una domenica in malga in questo inizio di inverno, sui luoghi dove è nata la nostra democrazia, per poi ridiscendere a valle pronti a dare battaglia in primavera!
Massimo Follesa

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