Condivido il disinteresse di molti cittadini per queste primarie che non affrontano i temi della costruzione di una alternativa alla politica che ci ha condotto fin qui. Non basta una buona faccia o un buon risultato televisivo, vanno aperte nuove riflessioni politiche, e la costruzione di un’agenda realmente alternativa alle condizioni che stiamo vivendo. Ritengo anche che non vi sia alcuna alternativa alla politica, ma a questa, fatta da partiti incapaci di rinnovasi soprattutto sul piano delle proposte, si! Nonostante tutto non sono disponibile a rinunciarvi e credo che l’esercizio della partecipazione, della formazione, dello studio, della proposta e del voto sia una premessa indispensabile per costruire un panorama nuovo dove i cittadini siano parte attiva. Per questo dico Ciao Bella Ciao….portami via…. meglio una domenica in malga in questo inizio di inverno, sui luoghi dove è nata la nostra democrazia, per poi ridiscendere a valle pronti a dare battaglia in primavera!
Seguo
il dibattito per le primarie del PD e ho seguito la campagna dei candidati. Non
nascondo la mia estrema delusione. Nel dibattito delle primarie manca la
sostanza, che dal mio punto di vista riguarda due fatti non detti e sorvolati:
le primarie sono un’ottima opportunità per la democrazia ma sono usate come un
ordigno di distrazione di massa rispetto alla necessità del paese di avere una
vera nuova legge elettorale adesso. Le primarie surrogano, con la scelta dei
candidati, quella del nuovo governo espressione reale della volontà del paese e
non di accordi post elettorali; in
secondo luogo manca una chiara e attenta riflessione sull’assenza di risposte
del PD alle richieste degli elettori e alle sue contraddizioni. Non c’è una
considerazione profonda e pubblica sul fallimento del progetto politico
rappresentato dalle candidature di Calearo e di Boccuzzi. Su questo punto é più
chiaro il non detto e il fallimento di quell’idea di politica e di società a
partire dalla mancanza di una nuova legge elettorale. Soprattutto del
fallimento senza rimedio della proposta politica democratica e riformatrice con
cui saldare l’alleanza tra i ceti produttori, dove dirigenti e lavoratori
condividano una visione di società, dell’ambiente, della stabilizzazione dello
sviluppo raggiunto, un’etica del lavoro, dell’economia e della cosa pubblica.
E’ concreta l’inefficacia delle proposte di chi non riesce ad attaccare alla
radice la natura della crisi del nostro sistema. Dove si fa scontare agli
stipendi, alle tutele, ai redditi e ai lavoratori, la defiscalizzazione e il
finanziamento delle imprese finanziarie che investano in progetti e contratti
fallimentari come TAV, Pedemontane e autostrade varie. Invece di pensare alle
donne, ai bambini e agli anziani, sta prevalendo il si salvi chi può di
banchieri, finanzieri e di un ceto politico di nominati. Il PD non ha ancora
risposto a questi temi in modo incisivo. Quello che è avvenuto il 31 luglio di
quest’anno è indicativo: contemporaneamente alla presentazione del documento
degli intenti per l’Italia del PD, base delle primarie, alla Camerali PD si è
distinto per il salvataggio del commissario dimezzato per l’inesistente
emergenza della Pedemontana Veneta, il cui Piano Economico Finanziario è già
fuori controllo e al limite del fallimento. Manca una scelta precisa di
comando, la capacità di fare la cosa giusta,
affrontando con decisione le priorità di quella che è una guerra
economico-finanziaria che colpisce soprattutto le persone.
Pierluigi Bersani ha su di se questo problema di
leadership e di autorevolezza. Ha dimostrato di non saper conoscere e scegliere
gli uomini al suo fianco. E’ evidente la sua incapacità di conoscere fino a
quanto possano spingersi certi collaboratori. In certi casi conta si la propria
onestà, ma soprattutto conoscere fino a che punto possa giungere quella di chi
ti circonda. Nel partito permane ancora una scelta basata sul metodo medievale
dei vassalli di questi ultimi vent’anni che ha denunciato lui stesso. Matteo
Renzi rappresenta una prospettiva dove si blandisce e accarezza i ceti
finanziari o il desiderio di esserlo, senza avere le carte e le forze invece,
per riuscire a porre un controllo da parte della politica sulla finanza o su
certe sue pratiche. Il rischio è lasciare una porta aperta per il controllo di
questa sulla politica. Il concetto di rottamazione, potrebbe riguardare ampi
ceti sociali del nostro paese che già vivono quotidianamente questa dimensione:
non si capisce cosa possa frenare i sostenitori di Renzi, se dovessero
governare, da applicare questi concetti per decreto. Laura Puppato l’ho
conosciuta di persona, proporrebbe una sponda ai temi ambientali, alla
mobilità, alle infrastrutture, allo spreco di suolo, di risorse economiche, al
disastro finanziario di certe imprese che usano il territorio più per
rifinanziarsi che per creare lavoro e produzione, al disastro sociale di
imprese pronte ad avventure finanziarie piuttosto che a creare lavori, di cui
il Veneto di Galan-Zaia è pieno. Ma non vi è traccia di tutto questo nella sua
azione in consiglio regionale. Non si capisce come mai non sia stato possibile
in questi due anni e mezzo di mandato mettere al centro dell’azione
dell’opposizione regionale i temi che propone per le primarie. Nulla dei suoi
argomenti appare nell’agire del gruppo consiliare regionale del PD di cui è
capo: una parte del PD nazionale e veneto ha posto e pone lacci e laccioli
evidenti. I suoi argomenti su politica e finanza sono troppo generici, quando
ha sottomano gli esempi del Veneto dei nuovi ospedali, piegato a costruire
debito pubblico e a coprire con la finanza bancaria quello privato. Si tratta
di operazioni dove i debiti privati verso le banche diventerebbero debiti
pubblici per la Regione e garantiti dallo Stato con nuove tasse, esigibili
dalle banche a cui sono stati ceduti ricapitalizzando le imprese che hanno
provveduto alle costruzioni. Questo modello di debito è lo stesso delle
infrastrutture in partenza come SPV, Valsugana, Nogara-Mare e Valdastico. Chi
fa politica nel Veneto dei nostri giorni non può certo dimenticarlo nel momento
in cui si propone sullo scenario nazionale.
Solo dalla consapevolezza di queste evidenze poste
al centro della discussione politica può nascere una seria parte costruttiva
per il paese. Certo le risposte su questo piano sono aspre, poiché molte delle
produzioni sono ormai fuori del paese, ed è duro reagire e riconoscere il
fallimento di certe pratiche industriali italiane che hanno per epigoni le
vicende rappresentate dalle notizie sul Veneto e sulle sue dinastie
imprenditoriali, che ricavano molto di più dalla finanza, che dal lavoro. Per
queste ragioni condivido il disinteresse di molti cittadini per queste primarie
che non affrontano i temi della costruzione di una alternativa alla politica
che ci ha condotto fin qui. Non basta una buona faccia o un buon risultato
televisivo, vanno aperte nuove riflessioni politiche, e la costruzione di
un’agenda realmente alternativa alle condizioni che stiamo vivendo. Ritengo
anche che non vi sia alcuna alternativa alla politica, ma a questa, fatta da
partiti incapaci di rinnovasi soprattutto sul piano delle proposte, si!
Nonostante tutto non sono disponibile a rinunciarvi e credo che l’esercizio
della partecipazione, della formazione, dello studio, della proposta e del voto
sia una premessa indispensabile per costruire un panorama nuovo dove i
cittadini siano parte attiva. Per questo dico Ciao Bella Ciao….portami via….
meglio una domenica in malga in questo inizio di inverno, sui luoghi dove è
nata la nostra democrazia, per poi ridiscendere a valle pronti a dare battaglia
in primavera!
Massimo Follesa
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