sabato 3 luglio 2021

A TRISSINO UNO SCREENING SUI PFAS IMPERFETTO

A Trissino la situazione Pfas è insostenibile, ormai è noto a tutti che tra i residenti al di sotto del sito della ex Ricerche Marzotto vi sono livelli di pfoas nel sangue cospicui, da zona rossa o confrontabili con quelli degli operai della Miteni. È il vecchio Acido Perfluoro Ottanoico, l’APO sintetizzato a partire dalla fine degli anni 50 e poi industrializzato per la prima volta nelle ex scuderie di Villa Trissino. Siamo sulla sommità della collina a fianco della Villa acquistata da Gaetano Marzotto per il figlio Giannino. Li per 60 anni non si è fatto niente per bonificare l’area che era stata inquinata dai primi reattori per i Pafs. A nulla è servito l’allarme del sindaco di allora Luciano Rizzi, tanto meno è servito quello del 2013 che segnalava la continuità degli inquinamenti della Miteni in Colomabara con quelli della Rimar del 1976, che si era spostata dalle scuderie di Villa Trissino dalla metà degli anni 60. Come mai le inchieste e le indagini degli anni 70 si siano perse quel sito possiamo immaginarlo: eravamo appena usciti da una crisi terribile alla fine degli anni 60 nel settore del tessile e i Marzotto erano e sono un gruppo potentissimo con agganci diretti nel sistema di gestione e controllo del nostro paese.

Dopo le denunce del 2013 di CNR e ISPRA, in Regione Veneto ci hanno messo 5 anni per accorgersi che anche nel centro di Trissino esisteva il medesimo impianto che ha inquinato tutta la falda profonda del Veneto occidentale fino a Montagnana e oltre. Infatti solo nel 2018 arriva in comune la segnalazione di Arpav, e solo dopo tre anni parte lo screening sanitario. Persa ogni notizia dell’inchiesta interna su Arpav da parte della Regione, ci è voluta l’audizione in commissione parlamentare per dare una svegliata ai vertici di Arpav in relazione alla Rimar. Crediamo comunque che certe dormite vadano approfondite che sia il caso di approfondire con un quarto filone di indagini anche questa particolare storia dell’apo e del btf di Trissino

Oggi apprendiamo dal Giornale di Vicenza in un articolo che avremo lo screening sanitario a Trissino. Con un colpevole ritardo la Regione Veneto e il dinamico duo Faccio &RaminaPower alla guida del comune, hanno deliberato uno screening sanitario limitato a poco più di 1000 soggetti. Era ora che si superassero i vincoli delle zone arancioni e questo modello andrebbe esteso anche ad altri comuni. Si sta ripetendo però la storiella delle azioni che hanno caratterizzato quelle della fabbrica e dei colori, dove alle faine è stato consentito di uscire dal pollaio con le penne tra le zanne.

Si va ad indagare un gruppo di cittadini di cui è difficile capire la logica, il criterio di selezione rischia di rendere inefficace la rilevanza statistica dei dati. Si evita di verificare in modo chiaro l’incidenza in tutte le fasce di età che si sono alimentate a Trissino sia dall’acquedotto pubblico che dai pozzi privati con cui sono stati abbeverati decine e decine, se non centinaia, di orti. Inoltre ricordiamo che generazioni di bambini trissinesi, per oltre 20 anni, hanno usato il cortile della exRiMar come area giochi dell'adiacente asilo infantile. Non vogliamo pensare che qualcuno tenti di nascondere che la catena alimentare a Trissino potrebbe dimostrare che i Pfas si trasmettano oltre col contatto diretto con le sostanze e anche attraverso gli alimenti.

A leggere quanto emerge dall’articolo sembra proprio di leggere una storiella già sentita, quello di una verità aggiustata in corsa. Valga per tutti quella dell’acquedotto che adesso dicono di averlo chiuso a fine anni 80 quando è successo dopo, negli anni novanta con il Sindaco Peruffo, proprio per l'approvigionamento da via IV novembre sotto alla ex Rimar, per non parlare poi del pozzo di via Oltreagno di sotto, chiusura avvenuta nel 2013 con il Sindaco Rancan. Per queste ragioni chiediamo che lo screening a Trissino come per gli altri comuni della zona arancione libero, volontario e il più esteso possibile

Nessun commento: