Monitoraggio attento, ossia un screening generale, del lavoratori del comparto pelle nonché della «popolazione» del distretto Agno-Chiampo al fine di valutare la presenza di eventuali «patologie correlate al settore» per fare poi in modo che ci sia «piena informazione e consapevolezza diffusa» sui possibili rischi e sugli interventi in materia di «prevenzione». Questo auspica l'associazione no alla centrale. Punto di vista ampiamente condivisibile ma c'è un ma, e bello grosso. È quello che scrivono in un punto preciso del loro comunicato che appare su Vicenzatoday.
È una questione centrale, perché l'associazione di presta a far circolare una notizia priva di fondamento e una sorta di ineluttabile verità autoavverante. Secondo questa non ci sarebbe alternativa al trattamento termico dei residui conciari. L'associazione no alla centrale lascia intendere che questo sia addirittura contenuto nell'accordo stato-regione del 2017.
Perché si prestino a questo è all'apertura di credito forse sta in quello che andranno a dire nel prossimo convegno di Arzignano sul tema della concia. Per ora quel comunicato propone una operazione di greenwashing del più basso dei livelli finora visti.
Questo perché in nessuno delle parole del documento e dei riferimenti in premessa si parla di trattamento termico dei fanghi, ma di studio.