sabato 20 novembre 2021

DA GREEN VALLEY A GREEN WASHING. No alla centrale si all'incerimento?

Monitoraggio attento, ossia un screening generale, del lavoratori del comparto pelle nonché della «popolazione» del distretto Agno-Chiampo al fine di valutare la presenza di eventuali «patologie correlate al settore» per fare poi in modo che ci sia «piena informazione e consapevolezza diffusa» sui possibili rischi e sugli interventi in materia di «prevenzione». Questo auspica l'associazione no alla centrale. Punto di vista ampiamente condivisibile ma c'è un ma, e bello grosso. È quello che scrivono in un punto preciso del loro comunicato che appare su Vicenzatoday.
È una questione centrale, perché l'associazione di presta a far circolare una notizia priva di fondamento e una sorta di ineluttabile verità autoavverante. Secondo questa non ci sarebbe alternativa al trattamento termico dei residui conciari. L'associazione no alla centrale lascia intendere che questo sia addirittura contenuto nell'accordo stato-regione del 2017.
Perché si prestino a questo è all'apertura di credito forse sta in quello che andranno a dire nel prossimo convegno di Arzignano sul tema della concia. Per ora quel comunicato propone una operazione di greenwashing del più basso dei livelli finora visti.
Questo perché in nessuno delle parole del documento e dei riferimenti in premessa si parla di trattamento termico dei fanghi, ma di studio. Qualcuno vuole venderci lo studio da greenwashing della concia circolare e resiliente come l'unica alternativa possibile. Qualcuno dimentica che esiste una vera alternativa che non è l'economia circolare ma quella ecologica. 
Si tratta una visione economica che pone al centro la biosfera e le conseguenza degli atti che compiamo in campo economico. Il punto di caduta sulla concia mette radicalmente in dubbio le premesse del progetto per la concia verde in quanto non è credibile la sostenibilità nelle fasi di riviera, la misura della circolarità delle pelli e il sistema di tracciabilità nelle aziende DI UN COMPARTO CHE VUOLE CONTINUARE A TRATTARE MILIONI DI TONNELLATE DI PELLE COME RICICLAGGIO DELLA MACELLAZIONE MONDIALE DELLA PRODUZIONE DI CARNE. 
Il lancio di un ambizioso progetto che ha come obiettivo quello di ottenere una concia ad impatto ambientale “zero” è ridicolo rispetto alla decarbonizzazione dei processi produttivi, dei sistemi industriali planetari e perciò della produzione di pelle deribante dalla produzione agro industriale di carne. Tutti presupposti che la COP 26 ha dichiarato essere imprescindibili e da attuarsi il prima possibile. Ci pare dunque che la riprogrammazione della concia con il trattamento termico dei fanghi sia un limite a tutto il progetto. Dunque investire risorse in ambiti i cui orizzonti non dovrebbero superare il 2030 è quantomeno irresponsabile e forse catastrofico. 

Nessun commento: