Tratto da MontecchioArzignanoPiù.com
Il caso Mcs, che da tempo è divenuto un caso di valenza nazionale dopo la richiesta per un intervento diretto del ministero dello sviluppo economico è entrato nel vivo ieri quando l'azienda della galassia Marzotto-Valentino ha cominciato a vagliare i siti nei quali la produzione, ora dislocata a Valdagno, potrebbe definitivamente insediarsi per scongiurare una delocalizzaziione che lavoratori e sindacati, vogliono evitare.
La partita però è complessa perché già da ieri, soprattutto in ambienti Cisl e Cgil ha cominciato a diffondersi la voce che il trasferimento di Mcs e il destino di un centinaio di dipendenti possa generare appetiti immobiliari che poco hanno a che fare con la salvaguardia del posto di lavoro. E che potrebbero portare problemi sia alle maestranze della casa di moda sia ad altre imprese.
La questione è complessa. I vertici aziendali avrebbero chiesto ai sindaci della valle Agno una location congrua che abbia nelle vicinanze una arteria ad altissimo scorrimento, ancor meglio se una autostrada. I comuni che avrebbero le chance migliori sarebbero Valdagno, Castelgomberto, Cornedo e Trissino. Contestualmente pare che sul tavolo di lavoro sia circolata l'ipotesi di dotare il sito che dovrebbe ospitare Mcs di una annessa area commerciale per l'insediamento di un factory store o di un outlet che dovrebbe aiutare l'impresa a piazzare il proprio prodotto.
Ed è in questo contesto che le cose si sarebbero complicate perché possibili cambi d'uso di zone già a vocazione produttiva potrebbero dare il via a meccanismi di speculazione fondiaria che già hanno funestato la vallata. Tant'è che il nome che più sarebbe circolato sul tavolo della trattativa è quello di Trissino, ovvero della grande lottizzazione Koris (in foto), che la famiglia Marzotto, fra mille polemiche, tra le quali anche l'accusa di avere realizzato «un ecomostro», ha tirato su in zona Colombara lungo la statale 246, proprio dopo lo stabilimento della Armani e a ridosso della Miteni, uno dei più importanti poli chimici della provincia il quale peraltro ricade negli insediamenti a rischio Seveso.
Attualmente l'area ha una vocazione solo produttiva e l'ipotesi che in quel sito possa finire stabilimento Mcs, con shopping centre annesso, ha messo in allarme l'opinione pubblica trissinese. Innanzitutto ci sono le ansie dei familiari dei duecento dipendenti Miteni. Un nuovo insediamento commerciale potrebbe obbligare la Miteni stessa a modificare cicli di lavorazione ed impiantistica sino a rendere la produzione non più profittevole visti i margini non immensi: una opzione che potrebbe significare la chiusura dello stabilimento che per mesi ha anche dovuto patire la cassa integrazione.
Al tutto si aggiungerebbe il timore circolato proprio in ambienti sindacali che «con la scusa» di trovare casa alle attività Mcs, un importante politico trissinese con interessi nel ramo immobiliare possa tentare l'avventura di un insediamento commerciale alla Koris. Una eventualità, quella del cambio d'uso da produttivo a commerciale, sulla quale le maggioranze che hanno permesso l'insediamento per anni hanno rassicurato che non ci sarebbe stata, anche in ragione di una maggiore pressione ambientale sul comparto che sarebbe ulteriormente gravato sul piano del traffico.
L'intera partita però si sarebbe complicata ancor più durante le ultime settimane perché pare ci siano dei coni d'ombra nella autorizzazione speciale che avrebbe dovuto accompagnare l'ok amministrativo all'insediamento Koris. Si tratta di una autorizzazione rilasciata da un comitato ad hoc presieduto dal prefetto proprio in forza dei dettami della legge Seveso: a palazzo Volpe infatti i funzionari incaricati starebbero rimettendo insieme le carte per capire se a Trissino l'iter sia stato seguito correttamente. E la sciarada si completa se si considera che due giorni fa in sede di conferenza dei capigruppo del consiglio comunale di Trissino, pur se a mezza bocca, si è ipotizzato il cambio d'uso del lotto Koris.
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